L’Università John Cabot incontra la Compagnia della Mia Misura

L’Università John Cabot incontra la Compagnia della Mia Misura

 

Report a cura di Rosa Filardi

Danzamovimentoterapeuta APID,Docente di Teatro, Lingua e Cultura Italiana John Cabot University, Roma

Nel cuore di Trastevere a Roma si trova l’Università John Cabot, un’università internazionale e multiculturale, dove insegno da più di vent’anni. I miei corsi vanno dall’insegnamento della Lingua e Cultura Italiana a corsi e workshop di Teatro, e di danzamovimento.

Lo scorso anno ho ideato e proposto: “Community Inclusion through Art and Movement”, un corso progettato per offrire strumenti teorici e pratici sull’uso dell’arte, in particolare della danza e del movimento agli studenti che intendono intraprendere una carriera nel campo socio-umanitario, o nella relazione d’aiuto. Il corso prevedeva un’uscita per incontrare la Compagnia della Mia Misura con cui collaboro dal 2014. Il gruppo è stato fondato da Roberta Bassani e Vittoria La Costa nel 2011 come progetto per l’inclusione sociale attraverso l’arte e la danza. È un gruppo di 30 persone, di cui 17 con disabilità. La compagnia produce spettacoli, promuove e partecipa a workshop, eventi ed organizza programmi di scambio con gruppi artistici simili in Italia e in Europa.

L’incontro si è svolto il 22 marzo 2019 nella sede dell’Università Popolare dello Sport – Libera Accademia di Roma, di Via Flavio Stilicone, dove il gruppo si ritrova ogni venerdì.

Da subito l’atmosfera dello studio mi ha avvolto. Mai nella mia vita mi sono sentito così esterno al resto. Appena ho varcato la soglia della “Compagnia della mia Misura”, per 2 ore sono entrato in una bolla di energia positiva, ed è stato uno dei giorni più belli e rivelatori della mia vita, travolto dalla danza, dai movimenti e da pensieri positivi. (Cesare Trucillo)

Per alcuni dei miei studenti era il primo contatto ravvicinato con persone con disabilità.

L’ignoto, la paura di fare qualcosa di sbagliato, o di turbare qualcuno ci creava ansia. Ma eravamo anche eccitati e curiosi di vedere cosa sarebbe successo. (Mariah Bruy)

Ma l’agitazione iniziale dei ragazzi, non appena entrati nella stanza in cui il gruppo lavora, è andata man mano sostituendosi con la sensazione nuova e molto forte di immediata inclusione.

Appena sono entrato nello studio tutta la mia esitazione concettualizzata si è dissolta, e mi sono subito sentito incluso. Di solito quando due nuovi gruppi si incontrano c’è la tendenza a rimanere rigidi nelle proprie divisioni gruppali, ma non qui. Tutti erano molto gentili e curiosi, ci hanno subito accolti con saluti, grandi abbracci e sorrisi. …erano entusiasti di vederci partecipare alle loro attività. Non ricordo un altro momento in cui ho visto così tanti sorrisi e risate sincere in una stanza e tutti, vecchi o nuovi, erano lì i benvenuti. Pur essendo io un estraneo per loro e in questo paese, in quel momento non sentivo alcun giudizio o divisione. (Juan Martin Garcia Pineiro)

L’impatto con una situazione completamente nuova, in cui tutti mettono in gioco le proprie abilità senza temere di essere giudicati, quel senso di essere accettato per quello che si è attraverso una relazione, una comunicazione fuori dall’ordinario, dove il corpo parla più delle parole, ha fatto capire ai miei studenti quanto l’incontro con la disabilità possa cambiare la propria prospettiva di vedere le cose e il rapporto con gli altri.

Ero sorpreso nel vedere che durante il riscaldamento anche le persone con disabilità più gravi erano in grado di esprimersi attraverso i loro movimenti. Io, invece, all’inizio, ero un po’ imbarazzato per i miei movimenti privi di fantasia, ma mentre le attività proseguivano mi rendevo conto che concentrandomi più sul corpo, le tensioni si andavano allentando. Il lavoro con il gruppo mi ha rivelato quanto sia importante connettere il corpo alla mente. (Juan Martin Garcia Pineiro)

Il potere della comunicazione non verbale, fatta di sguardi, incontri, tocchi leggeri, danze ci ha insegnato: consapevolezza dell’unità psicocorporea, rispetto per gli altri, uguaglianza nel rispetto delle differenze di ogni persona.

Abbiamo ballato, lavorato in squadra e, in generale, siamo entrati in contatto e abbiamo interagito molto tra di noi. (Mariah Bruy)

Ci sono stati momenti fantastici, molto toccanti, che con la musica di Ludovico Einaudi sullo sfondo, alcune scene sembravano un film. Mai nella mia vita mi sono sentito così empatico …quando la sessione è finita e siamo usciti, tutti i pesi e i pensieri che avevo portato con me erano spariti e improvvisamente mi sono sentito leggero come mai nella mia vita. Sono sicuro che la ricorderò come una delle esperienze più eccitanti e travolgenti della mia vita. (Cesare Trucillo)

Grazie per averci permesso di far parte di una così bella avventura! (Mariah Bruy)

Quando l’esperienza si è conclusa, anche oltre ogni mia aspettativa, ho sentito la specialità di questo incontro, e ho avuto conferma, ancora una volta, di come i ruoli in questo tipo di esperienze si annullino. Io non ero più la loro insegnante, e loro i miei studenti, ma eravamo tutti inclusi in un unico contesto, e la forza e l’energia che ognuno poteva sentire venire dal gruppo, nel qui ed ora di quel momento, era una forza che ci comprendeva e sosteneva, senza giudizio o critica. Pur nelle nostre diversità, riscoprivamo le nostre radici comuni di esseri umani e sociali.

 

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